La città e il suo gusto, la sua eleganza, la sua memoria da assaporare su due piani, contigui ma separati da una scala che ha il profumo di una macchina del tempo, per un’esperienza indimenticabile tra cucina, sensazioni visive, emozioni d’atmosfera e di nuovo, riaffermato piacere della convivialità e della socialità. Nell’era delle piazze virtuali ecco una sorta di “piazza coperta”, al riparo da intrusioni indiscrete, che immerge nel piacere di un cocktail o di un calice di champagne come di un piatto di alta cucina consumati in allegria e in amicizia a stretto contatto con la Storia, e in mezzo a mille citazioni e richiami che rimandano alla Parigi di Prévert, ai disco-club newyorkesi o londinesi e perfino a un giardino verticale.
Si chiama LOCALE, ma nel logo ha anche il simbolo dell’infinito, senso di uno sguardo a tutto tondo nel tempo e nello spazio su Firenze e la fiorentinità, il nuovo ristorante elegante ma accessibile, concepito da Giacomo Corti, già proprietario del Cestello RistoClub e del Convivium. Si trova in via delle Seggiole, nel pieno centro storico di Firenze, tra il Duomo, Palazzo Vecchio e Santa Croce, a due passi dal Museo del Bargello e dalla Casa di Dante Alighieri. E’ il cuore antico della città, riassunto nel prestigioso palazzo scelto per questa nuova, avvincente avventura: il Palazzo delle Seggiole, cioè Palazzo Medici Tornaquinci, che riporta alla corte del Granduca Cosimo I e del suo abilissimo plenipotenziario Bartolomeo Concini, la cui figlia si sarebbe unita in matrimonio con Cosimo di Francesco de’ Medici del ramo della Castellina, poi diventati Medici Tornaquinci. Anni nei quali intorno alla corte medicea gravitavano personaggi e artisti come Giorgio Vasari, Benvenuto Cellini e molti altri. Il palazzo ha chiara impronta quattrocentesca, ma le sue origini sono assai più antiche: via delle Seggiole si chiamava infatti Canto dei Bastari, come si legge sulla targa apposta sullo stesso edificio in angolo con via de’ Pandolfini. E proprio i Bastari (o Bastai) - Rittafè ne furono gli antichi proprietari, nel XIII secolo, quando il palazzo aveva ancora forme di case più povere, ma ben curate, dotate addirittura di sotterranei e vie di fuga.
E il passaggio attraverso questi due ambienti diversi è proprio il tuffo nei due piani che questa straordinaria “macchina del tempo” regala a chi entra: l’attuale piano terreno con lo sfarzo rinascimentale e mediceo, e l’antico piano della Firenze comunale. Con un impatto emotivo di grande effetto: il grande ingresso si apre alla vista di un jardin d’hiver che è un moderno giardino verticale, grazie alle affascinanti quinte costituite da piante che salgono sulle pareti fino a raggiungere la speciale copertura in vetro termico apribile grazie a un meccanismo realizzato con tecnologia avanzata.
GLI AMBIENTI
E’ la lounge del ristorante, che funziona a sua volta da wine e cocktail bar. Arredi minimal in legno di rovere satinato tra il grigio e il nero con una sapiente patina di “sporco” a richiamare l’essenzialità dell’ambiente testimoniata dal pavimento originale, semplicemente ripulito come del resto tutto quello che esisteva nelle sale fin dall’epoca medicea. Il grande bancone centrale richiama con rifiniture in “nero assoluto” le work station da disco-club per i cocktail. Ma il piano di zinco riporta alla Parigi di Jacques Prévert e della sua Grasse Matinée, “il est terrible le petit bruit de l’oeuf dur cassé sur un comptoir d’étain” (è terribile il lieve rumore di un uovo sodo che si rompe su un banco di zinco), sottolineato anche dalle sedie e dai tavolini modello bistrot. Tutto intorno un effetto di grande suggestione è creato dagli scaffali delle bottiglierie illuminati a led e intermezzati dalle grandi colonne frigo per gli champagne e i vini bianchi, vere punte di diamante della carta dei vini nella sala-bar. Qui si potranno anche consumare spuntini, piatti veloci oppure gli stessi piatti preparati dalla cucina e serviti ai tavoli del ristorante, ma in modo più easy nella piazza coperta.
Le sale del ristorante, al piano terreno, conservano intatto il fascino del 1500, tra una stufa di maiolica autentica con gli stemmi dei Medici e dei Concini, gli stucchi e gli affreschi ai soffitti (era di buon auspicio il fregio con il Cherubino del vino e il carciofo simboli di buon raccolto) o le vetrate alle grandi porte. Tutto nuovo, ma con un potente richiamo all’antico seppure in maniera non invasiva, il disegno dei tavoli e delle poltroncine dalle tappezzerie che richiamano gli antichi velluti damascati e allucciolati. Uno stile ricercato ma non ingessato nel passaggio décontracté dalla lounge alle sale. L’atmosfera che riporta alle stanze di un antico palazzo è completata dalle pareti dipinte a découpage, dalle mezze colonne in pietra serena, dalle grandi lumiere a campanula sui tavoli accompagnate da discrete appliques a muro, dalle statue di Onofrio Pepe nelle nicchie alle pareti, dai soffici tendaggi. Ma un lampadario antico, originale, in vetro di Murano pende dal soffitto della saletta “libreria”, grazioso privé separato dal resto da un prezioso drappeggio.
Una scaletta in pietra nella lounge è la straordinaria “macchina del tempo” che consente il tuffo in tutt’altra epoca. Pochi gradini, e siamo nel Medioevo, all’epoca della famiglia Bastari. Un corridoio-tunnel a volta tonda che ti immagini un tempo illuminato da torce, le sale che si aprono ai lati. Cambia tutto, a partire dai materiali, qua più spartani e di linee essenziali. Grandi tavoli e sedie robuste, un bancone geometrico: eccoci nella ex lavanderia del Milleduecento, dove l’intonaco è ancora quello originale semplicemente ripulito a far da cornice per cene-degustazione di gruppi e aziende o eventi, alla maniera medievale, con il vino servito esclusivamente in bottiglie formato magnum.
Di forte impatto l’antica cucina con il grande focolare, l’acquaio in pietra serena e il forno che riporta la Croce ottagonale dei Cavalieri di Santo Stefano, poi la sala da pranzo con il tavolo tondo, le belle sedie in pelle e gli arazzi. In fondo al corridoio, concepito anche come una “sala di proiezione” a 360 gradi per le aziende vinicole i cui prodotti sono esposti nei mobiletti-vetrina lungo le pareti, una cancellata chiude la “Schatzkammer”, la “stanza del tesoro” mutuata dalle grandi cantine nobiliari, dove sono racchiuse le bottiglie più pregiate.