A circa ottanta anni di distanza dalla lotta di liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, il Museo Novecento si interroga sulla presenza, nella Collezione Alberto Della Ragione, di testimonianze riguardanti il rapporto tra gli artisti e il regime. Fulcro dell’esposizione sono le opere di maestri che hanno vissuto, subito o contrastato le politiche del fascismo e che sono stati amati e protetti da Della Ragione, tra cui Scipione, Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Renato Guttuso, Renato Birolli e Emilio Vedova.
Le opere selezionate consentono non solo di indagare le scelte compiute dall’ingegnere navale, che con molti degli artisti qui esposti ha instaurato intense relazioni umane oltre che professionali, ma anche di interrogarsi sul lavoro di questi protagonisti dell’arte italiana in una delle stagioni più buie della nostra storia recente.
A emergere, in alcuni casi, è l’impegno civile e politico che ha animato alcuni artisti in questa fase particolarmente delicata della storia del Novecento. Emblematici, in tal senso, sono dipinti “parlanti” come Massacro di Renato Guttuso e una tavoletta appartenente alla serie delle Fantasie di Mario Mafai.
In altri, invece, a trasparire è un silenzioso travaglio etico ed esistenziale, talvolta ammantato di una funzione profetica. È questo il caso, ad esempio, di Scipione, artista che non farà in tempo a vivere l’intera parabola del regime, ma le cui creazioni si caratterizzano per una forte carica visionaria e una personale riflessione sul senso della vita e della morte.
Leggendo tra le righe, la mostra si propone pertanto di scandagliare anche temi e soggetti apparentemente innocui, legati alla tradizione, per far emergere i retroscena, i luoghi in cui si celano le emozioni e i turbamenti degli artisti. Si rende così manifesto il sorgere di una resistenza, civile e morale, che si svela solamente guardando oltre ciò che è immediatamente visibile.